Città della Pieve. La città più meravigliosa, la città perfetta.

Scritto il 28/05/2020
da Lorenzo Berna


Nel cuore d’Italia, là dove i placidi colli dell’Umbria occidentale s’incuneano fra il Lago Trasimeno e la Toscana ad incorniciare il versante umbro della Val di Chiana, un borgo dalla storia ultramillenaria svetta col suo splendore di perla d’arte, di cultura, di tradizioni popolari e di eccellente enogastronomia.

È Città della Pieve, la quale, coi suoi edifici di color rosso mattone, risplende come un rubino fra la verde e florida campagna circostante.

Un luogo definito dallo storico dell’arte francese Jacques Camille Broussolle, nel proprio saggio “Pélerinages Ombriens. Études d’art et de voyage” (1896), «La città più meravigliosa dell’Umbria».

Centro medievale dal profondo fascino, insignita della “Bandiera Arancione” dal Touring Club Italiano ed anche “Città Slow”, Città della Pieve ammalia il visitatore al suo arrivo e lo riempie di nostalgia dopo la sua partenza.

Borgo natio del “Perugino”, antico dominio del celebre Ascanio della Corgna, città  italiana dello zafferano, teatro di un vivo folklore coltivato dalla propria gente raccolta nei suoi Terzieri, Città della Pieve si giova di una posizione di crocevia fra l’Umbria, la Toscana e il non distante Lazio, circostanza che la rende anche base ideale per scoprire uno degli angoli d’Italia dal maggiore interesse turistico.

Eloquente è il pensiero espresso nella menzione di conferimento del “Premio Pio Alferano” 2003 da Vittorio Sgarbi: «Città della Pieve è una città perfetta, vive la condizione ideale di essere isolata e vicina. Al centro dell’arte con i capolavori di Perugino, ma senza l’ansia di un turismo frenetico. Nelle stanze riparate delle belle case, delle ville, degli alberghi, delle osterie e dei ristoranti, di giorno e di notte, un’euforia lieve anima gli spiriti e agita i corpi. Si arriva e si vorrebbe restare, senza che lo spirito guida, tra scrittore straniero e genius loci, abbia occupato per te lo spazio di un pensiero libero e di una memoria incondivisa.

Città della Pieve non è per tutti, è di ognuno. Fuori del mondo, ma non provincia, rifugio di anime elette e tormentate, oasi protetta per uomini di malinconia attiva».