Una storia antica, una bellezza eterna.

Scritto il 29/05/2020
da Lorenzo Berna


«Non è possibile vedere campi più belli; non vi ha una gola di terreno la quale non sia lavorata alla perfezione, preparata alla seminazione. Il formento vi cresce rigoglioso, e sembra rinvenire in questi terreni tutte le condizioni che si richieggono a farlo prosperare. Nel secondo anno seminano fave per i cavalli, imperocché qui non cresce avena. Seminano pure lupini, i quali ora sono già verdi, e portano i loro frutti nel mese di marzo. Il lino pure è già seminato; nella terra tutto l'inverno, ed il freddo, il gelo lo rendono più tenace.»

Queste le parole con cui Johann Wolfgang von Goethe raccontò la Val di Chiana nel suo “Viaggio in Italia”.

La Val di Chiana corrisponde all’area dell'antico bacino Clanis Aretinum ricordato da Plinio il Vecchio (Hist. Nat. III, 52-54) ed il suo territorio è attualmente suddiviso tra Umbria e Toscana e quattro province. I comuni toscani sono Cetona, Chianciano Terme, Chiusi, Montepulciano, San Casciano dei Bagni, Sarteano, Sinalunga e Torrita di Siena (in provincia di Siena), Cortona, Castiglion Fiorentino, Civitella in Valdichiana, Foiano della Chiana, Lucignano, Marciano della Chiana, Monte San Savino e Arezzo (in provincia di Arezzo). Quelli umbri Castiglione del Lago e Città della Pieve (in provincia di Perugia) e  Allerona, Fabro, Ficulle, Montegabbione, Monteleone d'Orvieto e Parrano (in provincia di Terni).

Il Clanis è stato un fiume dell'Etruria meridionale, ramo sud dell’Arno, che aveva come affluenti torrenti che nascevano nelle colline intorno ad Arezzo e, dopo aver attraversato la Val di Chiana lungo un percorso di circa 70 km in direzione sud, si gettava nel Paglia, affluente del Tevere, presso Orvieto.

Il fiume aveva una portata d'acqua sufficiente a renderlo navigabile e lungo il suo corso si svilupparono notevoli centri etruschi (Arezzo, Cortona, Chiusi e Orvieto) e fiorirono l'agricoltura, specialmente la coltivazione del farro e del grano, la pesca e il commercio.

I romani occuparono la Val di Chiana in seguito alla battaglia di Sentino (295 a.C.), che diede loro la definitiva supremazia sui popoli del centro italia, etruschi compresi e decisero dapprima di sfruttare le risorse della valle e del suo fiume. In seguito, tuttavia, l'atteggiamento dell'Urbe verso il Clanis mutò sensibilmente: il fiume venne, infatti, ritenuto, per la sua notevole portata d'acqua, la principale causa delle piene del Tevere che inondavano Roma.

Il Senato romano esaminò nel 15 d.C. un progetto per invertire il corso del Clanis da sud verso nord: tuttavia, come riportato da Tacito negli Annales (I. 79), la proposta fu bocciata per le proteste degli abitanti di Florentia (l'attuale Firenze), che temevano che il Clanis avrebbe aumentato notevolmente la portata d'acqua dell'Arno, facendo così cadere sulla loro città lo stesso problema che aveva Roma.

L'unica soluzione appariva pertanto quella di erigere uno sbarramento che impedisse all'acqua del Clanis di defluire nel Paglia, a costo di impaludare la Val di Chiana. L'opera fu realizzata con l'innalzamento di un muraglione presso Fabro Scalo, più precisamente presso la frazione di Carnaiola che è dominata dal maniero, costruito intorno all'anno 1000 sulle rovine di una fortificazione romana posta a guardia di questo muraglione che in seguito prese il nome di "Muro grosso” un'antica struttura in muratura che permetteva l'attraversamento del fiume Chiana lungo l'antico tracciato della via Cassia, esso era parte di una magnifica opera idraulica la quale doveva evitare inondazioni nelle zone a valle.

Lo sbarramento del corso del Clanis provocò il ristagno delle relative acque: queste dapprima ruppero gli argini, poi si riversarono sulla Val di Chiana trasformandola in una palude. Il Clanis cessava così di esistere.

La formazione della palude ha di fatto separato le sorti dell'antico corso del Clanis. La parte settentrionale, caduta sotto la dominazione di Firenze, fu bonificata sul finire del Settecento dal matematico e ingegnere idraulico Vittorio Fossombroni attraverso il sistema delle "colmate": venne per tale motivo realizzato il Canale maestro della Chiana, che oggi percorre 45 dei circa 70 km dell'antico corso del Clanis, ma da sud verso nord.

Le acque giungono dal torrente Tresa proveniente dal comune di Panicale ed entrano nel Lago di Chiusi collegato con il canale Chianetta al Lago di Montepulciano, di cui costituisce sia l'immissario che l'emissario, e, dopo aver attraversato la Val di Chiana senese e quella aretina, attraversa la Chiusa dei Monaci, antica diga sul canale, in località Ponte a Chiani, poi passa sotto il bellissimo, Ponte di Pratantico, infine si getta in Arno tra Monte Sopra Rondine e Ponte Buriano nel comune di Arezzo.

I lavori di bonifica della parte meridionale della valle, caduta sotto la dominazione pontificia, ebbero avvio negli stessi anni e produssero i medesimi risultati.

La Val di Chiana meridionale, detta romana, è oggi attraversata dal fiume Chiani, che nasce da Chiusi Scalo presso l’argine di separazione, opera artificiale che divide il bacino del Canale Maestro della Chiana da quello del Chiani, raccoglie le acque dei torrenti limitrofi provenienti dal Monte Cetona ad ovest e dalle colline di Città della Pieve ad est per poi gettarsi nel Paglia presso Orvieto, ripercorrendo la parte meridionale dell'antico corso del Clanis.