Allerona. Al confine tra Umbria, Lazio e Toscana.

Scritto il 03/06/2020
da Lorenzo Berna


Incantevole borgo dell’estremo ovest dell’Umbria, incuneato fra la Toscana e il Lazio, Allerona sorge su un colle a 472 m s.l.m., in provincia di Terni.
Ricompresa nel circuito de “I borghi più belli d’Italia”, dalla sommità del suo colle, si godono splendidi panorami sui calanchi (ad est) e sul Parco di Monte Peglia e Selva di Meana (a ovest).
Autentica gemma medievale, Allerona vanta pregevoli tesori sia fra i suoi incantevoli vicoli che nel suo territorio comunale, oltre che essere teatro di antiche tradizioni.

La sua area, di probabile frequentazione già nel periodo etrusco, accrebbe la propria importanza in età romana per merito del passaggio della via Traiana Nova, come testimoniato da reperti quali tratti di selciato e persino due colonne miliari, nonché due monumenti funebri a esedra del II secolo d.C. rinvenuti nell’area archeologica di Sant’Ansano.
In quest’epoca, peraltro, sorse il primo insediamento, un vicus (aggregato di abitazioni e terreni, a propria volta ricompresi in un pagus, cioè una circoscrizione territoriale extraurbana) denominato “Lerona”. Quest’ultimo termine è tradizionalmente ricondotto all’omonimo lemma dialettale indicante il corbezzolo, albero da frutto assai diffuso presso le locali foreste. Tre rami di corbezzolo, peraltro, compaiono sullo stemma comunale alleronese.
L’insediamento romano fu distrutto durante le invasioni barbariche e la popolazione locale, nel fenomeno di incastellamento diffusosi a partire dall’alto Medioevo, si ritirò in altura, ove sorse, attorno alla fine del X secolo, l’attuale borgo.
Il castello di Allerona divenne a breve un peculiare avamposto orvietano proteso verso il territorio di Chiusi.
Fortificato nel 1275, il borgo si trovò ora nella sfera dei ghibellini Filippeschi, ora in quella dei guelfi Monaldeschi, fino alla definitiva affermazione di questi ultimi, che lo amministrarono mediante un visconte, residente nel locale Palazzo Visconteo.
Sul finire del 1494, Allerona subì la devastazione da parte dell’esercito francese di Carlo VIII, calato in Italia alla conquista del Regno di Napoli, come rappresaglia per il rifiuto di Orvieto di concedergli la libertà di transito e il rifornimento di viveri.
Il borgo seppe comunque rifiorire e nel 1585, ottenuta l’autonomia comunale, promulgò il suo primo statuto.
Frattanto annessa allo Stato della Chiesa, Allerona fu inglobata, a partire dal 1860, al neonato Regno d’Italia.

L’entrata nel centro storico, la singolare forma del cui impianto urbanistico rammenta quella di un cuore, è possibile attraverso i due antichi accessi dai suggestivi nomi di Porta del Sole (a est) e Porta della Luna (a nord).
Fra gli antichi edifici in pietra, suggestivi vicoli si dipartono dalle principali strade cittadine note come via Centrale e via delle Fonti.
A fianco di quest’ultima, nella parte settentrionale del borgo medievale, sorge la splendida Chiesa di Santa Maria Assunta. Affacciata sull’omonima piazza, fu eretta nel XII secolo, subendo poi significativi interventi di restauro sul finire del XIX secolo. L’edificio, a navata unica, vanta un interno impreziosito da fini decorazioni in terracotta di fattura perugina, capriate policrome e singolari quanto suggestive finestre vetrate in alabastro.
L’abside, presso il quale è collocato l’altare maggiore, presenta mirabili affreschi realizzati a tempera nel 1896 dall’artista senese Arturo Viligiardi.
A fianco della Chiesa sorge una curiosa struttura cilindrica nota come Burò (o Conservone): realizzata negli anni Trenta come cisterna, attualmente ospita la “Sala dell’acqua”, utilizzata per mostre e installazioni artistiche.
Sempre in prossimità della Chiesa di Santa Maria Assunta, si trova il Palazzo Visconteo, imponente struttura rinascimentale, oggi residenza privata, un tempo sede del visconte mediante il quale Orvieto esercitava la propria giurisdizione su Allerona.
Anche al di fuori della cinta muraria, Allerona presenta luoghi di notevole interesse.
Si segnala, anzitutto, la Chiesa della Madonna dell’Acqua, situata nell’omonima via. Architettura dall’insolita pianta ottagonale, fu eretta tra il 1715 e il 1723 laddove già sorgeva una quattrocentesca cappella votiva, accanto ad una fonte ritenuta miracolosa.
Realizzata in pietra e cotto e adornata da un elegante campanile a vela, possiede un interno ad aula unica, ove sono custodite pregevoli tele (fra le quali, una “Vergine col bambino”, sovrastante l’altare maggiore).
L’importanza dell’acqua per Allerona è confermata anche dagli antichi lavatoi cittadini, qui noti come le “Fontane”. Suggestivo ambiente sotterraneo, fu realizzato nel XIX secolo sotto lo spiazzo esterno a Porta della Luna e, fino alla realizzazione del moderno acquedotto, costituì un luogo di enorme rilevanza per la comunità alleronese.
Altro edificio di culto di grande interesse è la Chiesa di San Michele Arcangelo, situata presso via del Poggetto. Eretta fra il XV e il XVI secolo, è stata recentemente ristrutturata e scelta per ospitare una splendida raccolta di arte sacra, con reliquiari, paramenti, arredi e altre opere di grande valore [ALL 8].
Sorgendo in un’area dalla grande rilevanza naturalistica e paleontologica, Allerona ospita poi, in via Roma, il Museo dei Cicli Geologici. La struttura custodisce reperti di profondo interesse scientifico rinvenuti nell’area dei calanchi, antico fondale marino durante il Pliocene. Oltre a fossili di creature acquatiche (fra gli altri, pesci, coralli, molluschi), spiccano due scheletri di balena (un esemplare adulto e uno giovane) vissuti in questi luoghi fra i 5 e i 2 milioni di anni fa.

Una tradizione in cui, da secoli, s’incarna la stessa identità alleronese sono i “pugnaloni”.
Questi ultimi sono carri allegorici realizzati in occasione della Festa di Sant’Isidoro (terza domenica di maggio), recanti un arbusto di pioppo, nonché riproduzioni in legno e in argilla di figure umane, di animali e di attrezzi agricoli, al fine di riprodurre scene di vita contadina. Ai rami dell’arbusto sono appesi, mediante nastri colorati, santini, quadretti e prodotti agricoli.
La tradizione ha origini assai antiche: ormai legata da secoli al culto di Sant’Isidoro, patrono della campagna e degli agricoltori, deriva probabilmente dai culti pagani in onore di Cerere, dea della fertilità dei campi.
Allerona dedica ai pugnaloni una mostra permanente presso l’ex Dopolavoro in via Roma.

Immersa nei boschi della Selva di Meana, laddove la porzione meridionale del comune di Allerona digrada verso il fiume Paglia, sorge la splendida Villa Cahen.
La costruzione, un magnifico capolavoro in stile liberty, fu eretta nel 1880 da Edouard Cahen d’Anvers, facoltoso finanziere belga d’origine ebraica trasferitosi in Italia (il padre, Joseph Mayer, finanziò il Risorgimento italiano, mentre Edouard intervenne negli interventi architettonici della Roma postunitaria, a partire dall’edificazione del quartiere Prati).
Innamoratosi dell’incantevole regione, Cahen (che già possedeva, sull’opposto versante del Paglia, il castello di Torre Alfina, di cui fu pure insignito del titolo di marchese da re Vittorio Emanuele II) acquistò la preesistente tenuta dai Bourbon del Monte.
La villa si eleva su un piano seminterrato e tre sopraelevati e si struttura, fra gli altri, in ampi saloni ed eleganti camere da letto, con interni finemente decorati a stucco e impreziositi da vetri policromi.
Affascinanti sono il circostante parco inglese e i giardini giapponese e all’italiana, fra magnifici intarsi di siepi, alberi e piante di svariate specie (sono allestite anche serre tropicali), della progettazione dei quali Cahen incaricò i celebri paesaggisti francesi Henri e Achille Duchêne.

Ad ovest di Allerona, in prossimità del luogo in cui s’incrociano Umbria, Toscana e Lazio sorge l’ameno Parco Naturalistico di Villalba, che si estende sulla parte più settentrionale del Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico Ambientale di Monte Peglia e Selva di Meana.
Ricchissima è la vegetazione, fra alberi ad alto fusto (soprattutto querce, faggi e castagni) e piante arbustive e floreali (in particolare, diverse specie di orchidee selvatiche), e altrettanto cospicua la locale fauna.
Le escursioni nel parco sono effettuabili lungo i sentieri e le piste ciclabili facilmente individuabili grazie all’apposita segnaletica.
Sono presenti anche un punto di ristoro e due strutture ricettive con un campeggio, nonché un’area attrezzata con bracieri, tavoli per picnic e uno spazio per eventi.
Il parco è, inoltre, meta consigliata per gli appassionati di storia medievale, ospitando le rovine dell’antico borgo di San Pietro Acquaeortus, sede di un antico monastero benedettino edificato intorno all’anno Mille e abbandonato sei secoli dopo