Ficulle. Il borgo dei "cocci".

Scritto il 03/06/2020
da Lorenzo Berna


Splendido centro medievale del nord della provincia di Terni, Ficulle è un borgo umbro dalla profonda rilevanza storica e religiosa, oltre che sede di importanti tradizioni artigiane, su tutte la lavorazione delle ceramiche e del ferro battuto. Attorno al capoluogo comunale, si estende un territorio assai suggestivo, contraddistinto ora da colli boscosi, ora da agri coltivati, ora da erti calanchi.

Ficulle sorge in un’area popolata già in epoca etrusca, allorché le grotte di cui pullula il relativo territorio furono utilizzate a scopo sepolcrale.
In età romana, fu eretta una postazione d’avvistamento lungo la via Traiana Nova. A quell’epoca risale un cippo in marmo dedicato al dio Mitra, il cui culto era piuttosto diffuso anche in Italia prima dell’avvento del cristianesimo.
La nascita del borgo vero e proprio è, comunque, da ascriversi all’età medievale (X-XI secolo).
Una leggenda vuole che a fondarlo sarebbero stati ex abitanti dell’antica città romana di Ficulea, nella Sabina, da cui avrebbe ricevuto il nome Ficulle. Un’altra ipotesi propende, invece, per un riferimento all’albero del fico, fra l’altro presente nello stemma cittadino.
In realtà, si ritiene più verosimile che il nome del borgo derivi dal lemma latino “figulus”, ossia vasaio, data la rilevante attività di produzione di ceramiche.
Nel 1118, Ficulle fu per la prima volta menzionata in un documento ufficiale: nell’atto con cui Guglielmo, vescovo di Orvieto, riconosceva diritti feudali su Parrano a Bernardo dei Bulgarelli, anche un ficullese fu chiamato come testimone.
Nel XIII secolo l’insediamento fu fortificato, così divenendo uno dei principali castelli (“Castrum Ficullensis”) del contado orvietano.
A lungo nell’orbita della casata ghibellina dei Filippeschi, nel 1313, con la definitiva affermazione dei rivali, i guelfi Monaldeschi, Ficulle passò sotto l’egida di questi ultimi.
Nelle successive lotte fra i Monaldeschi e i conti di Marsciano, il borgo fu teatro di frequenti scontri, il cui culmine fu raggiunto con un distruttivo saccheggio patito nel 1351.
Nel 1416, Ficulle seguì Orvieto sotto lo Stato della Chiesa. Il conseguente periodo di maggior stabilità politica favorì la ricostruzione delle fortificazioni e il fiorire dell’artigianato, imprimendo al borgo quel peculiare fascino che tutt’oggi mantiene.

La lavorazione delle ceramiche a Ficulle, qui comunemente indicate come “cocci”, vanta origini decisamente antiche. Peraltro – come ricordato – lo stesso nome del borgo è tradizionalmente ricollegato al lemma latino figulus, ossia “vasaio”.
Si ha notizia di fornaci esistenti nell’area ficullese almeno sin dal XIV secolo, oltre ad esistere collezioni di locali manufatti seicenteschi. Senz’altro, lo sviluppo di tale attività artigiana fu agevolato dalla presenza dei vicini calanchi, area molto ricca di argilla.
Nell’Ottocento, alcuni laboratori si concentravano in una località, situata fra Ficulle e la frazione di San Cristoforo, dall’eloquente nome di “Le Cocciare”.
Tramandatasi per lo più oralmente di generazione in generazione, l’arte del “cocciaio” resiste tutt’oggi, dopo essersi perfezionata nei secoli fino a concepire peculiari prodotti entrati a far parte, in maniera indissolubile, dell’identità ficullese.
Alcuni di essi hanno acquisito nomi alquanto suggestivi: il “broccuccio”, la “panata” e la “truffa”, tradizionali recipienti per l’acqua, il vino e l’olio; la “stufarola”, pentola utilizzata per le zuppe; la “pignatta”, impiegata per cucinare durante la mietitura nei campi; l’analogo “pignatto”, usato per la cottura dei cibi al fuoco; il “focone” e la “pretina”, deputati a contenere tizzoni di carbone ardenti per riscaldare, rispettivamente, la camera da letto o il solo giaciglio.
Fra i capolavori dei locali maestri cocciai rientrano, infine, i caratteristici fischietti di terracotta, solitamente modellati ad assumere la forma di animali.

L’aspetto di Ficulle è squisitamente medievale. Il centro storico, che sorge su un’altura a 437 m s.l.m., presenta un impianto pseudoellittico, dominato dalla mole dell’imponente Castel Maggiore e racchiuso entro la cinta muraria, culminante nelle due rocche poste all’estremità meridionale (presso Porta del Sole) e a quella settentrionale (in prossimità di via delle Mura).
Particolarmente suggestivo è il dedalo dei vicoli ficullesi che si dipartono, per lo più, dal centralissimo corso della Rinascita, fino a giungere alla suggestiva “Piazzetta” a nord. Ma è consigliata anche la passeggiata lungo il periplo delle mura castellane, da ogni punto del quale si colgono ammalianti panorami che spaziano dalle foreste dei colli umbri fino alla rigogliosa Val di Chiana e ai selvaggi calanchi.
Luogo di forte devozione cristiana, favorita dall’attività delle antiche Confraternite del Santissimo Sacramento, del Rosario e della Santissima Trinità, Ficulle vanta plurimi edifici di culto di grande rilevanza.
Si segnala, anzitutto, l’antichissima Chiesa di Santa Maria Vecchia (XIII secolo), a poche centinaia di metri da Porta del Sole.
Capolavoro architettonico ove elementi tardo-romanici si sposano col gusto gotico, conserva all’interno il citato cippo mitraico risalente al I secolo d.C., poi utilizzato come acquasantiera. Splendidi i capitelli medievali decorati con bassorilievi e i pregevoli affreschi (fra cui un trecentesco “Martirio di San Sebastiano”, nonché una raffigurazione del “Rosario” e la “Beata Vergine del Carmelo” del XVII secolo) mantenuti anche all’indomani della rimozione, a metà Novecento, degli intonaci interni.
Sorge nel centro storico, invece, la Chiesa di Santa Maria Nuova, edificata nel Seicento (su progetto dell’architetto orvietano Ippolito Scalza) a beneficio della popolazione residente entro la cinta muraria.
Nato come chiesa sussidiaria di quella Santa Maria Vecchia, l’edificio di culto divenne a metà del XVII secolo la Collegiata di Ficulle. Di aspetto tardo-rinascimentale, presenta un ricco interno suddiviso in tre navate, con stucchi e finti marmi policromi.
Splendide la cappelle del Santissimo Sacramento e quella delle Reliquie: quest’ultima conserva oltre tremila reliquie provenienti dalla collezione privata di Giuseppe Romani.
Interessanti le tele dell’“Ultima cena”, dei “Misteri del Rosario”, della “Madonna e i Santi”, nonché di “San Luigi Gonzaga” e di “Santa Margherita da Cortona”, queste ultime due di forma ogivale.
Dietro l’altare maggiore, svetta uno splendido coro ligneo settecentesco. Sotto l’altare, riposa dal 1793 il corpo di un’ignota martire rinvenuto presso le catacombe romane di San Lorenzo al Verano, alla quale gli abitanti di Ficulle hanno fittiziamente attribuito il nome di Santa Vittoria, particolarmente venerata in questa terra.
Altro luogo di culto assai caro ai ficullesi (che partecipano in massa alle celebrazioni che qui si tengono ogni anno, il 21 novembre) è la Chiesa della Madonna della Maestà, sita poco a sud del centro storico. L’esistenza dell’edificio è comprovata sin dagli inizi del XVII secolo e trae l’intitolazione dallo splendido affresco che domina la parete di fondo, raffigurante la “Madonna col Bambino su un trono di nubi tra Angeli e Santi”.
La Chiesa presenta un aspetto neoclassico, frutto di interventi architettonici ottocenteschi.

Nell’affascinante area boschiva a nord-est di Ficulle, in un luogo ove sembra ancora di poter respirare l’aria dei secoli dell’Età di Mezzo, sorge l’antichissima Abbazia di San Nicolò al Monte Orvietano.
Eretta nel 1007 come sede della Congregazione camaldolese per mano dello stesso San Romualdo (fondatore dell’Ordine), nel 1118 passò in proprietà ai Bulgarelli di Parrano (poi divenuti conti di Marsciano).
Nello stesso periodo, vi vestì l’abito monacale il celebre Graziano, insigne giurista medievale e padre del diritto canonico. Di lui, Ficulle contende il ruolo di luogo natio (precisamente nella località di Carraia) con la città di Chiusi.
Luogo di notevole rilevanza, non solo religiosa, l’Abbazia fu fortificata dai conti di Marsciano, a seguito dell’espansione dei locali domini dei Monaldeschi della Vipera, già signori di Ficulle e del Castello della Sala. Costoro, comunque, riuscirono a impossessarsene intorno alla metà del Quattrocento, dopo un duro assedio.
L’Abbazia è un gioiello del suo tempo, vantando un portale gotico sul lato destro. La struttura è a navata unica e l’interno è reso assai suggestivo dal pavimento in cotto e dalle pareti rivestite con pietra a facciavista, eccettuata la porzione ricoperta dal cinquecentesco affresco ritraente la “Crocifissione con Maria e i santi Barnaba, Nicola, Giovanni Apostolo e Maria Maddalena”, sito sulla parete di fondo, oltre a ulteriori frammenti fra cui una “Madonna col Bambino”.

Fra i più affascinanti manieri italiani, merita un posto d’eccezione il Castello della Sala, che sorge nell’omonima località poco a sud di Ficulle.
Edificato nel 1350 da Angelo Monaldeschi della Vipera, costituì un’importante roccaforte nelle lotte prima coi conti di Marsciano e, successivamente, con gli altri rami (della Cervara, del Cane e dell’Aquila) della potente famiglia orvietana.
Nel 1516, placatesi le lotte fratricide, fu donato al Duomo di Orvieto.
Dopo un lungo declino, il fortilizio fu ceduto nel Novecento ai marchesi Antinori, che lo restituirono a nuovo splendore, utilizzandolo, fra l’altro, quale tenuta per la produzione vinicola.
Le cantine costituiscono, in effetti, uno dei tratti salienti del Castello della Sala, al di sotto della grandiosa struttura costituita dal palazzo signorile e dall’imponente torrione cilindrico.
Suggestivo è il rigoglioso giardino posto dietro al torrione, che ingentilisce l’aspetto di una struttura immersa in uno dei luoghi più ameni dell’Umbria